Polverificio Randi
Archeologia industriale nella Bassa Romagna
Storia del Polverificio Randi
Pietro Randi (junior)
Alla morte di Giuseppe subentra il figlio Pietro (1912-1992) al quale va il merito di aver posto in commercio nel 1966 la polvere G.R. 66 (Giuseppe Randi 1966). Per il lancio di detta polvere costruì uno stand di tiro al volo proprio a ridosso del polverificio, e fondò pure la società di tiro insediatavisi intitolando sia lo stand sia la società (1967) al padre Giuseppe.
Proprio in quegli anni la vecchia e gloriosa Società Tiro al Volo Francesco Baracca doveva trasferirsi o chiudere l’attività, pertanto colse l’occasione per sostituirla. Questo fu pure un omaggio al nonno (omonimo) che tanto aveva amato il tiro al volo.
Ultima trasformazione
Nel 1977, dopo alcuni disaccordi a Pietro subentrò il figlio Roberto, che acquistò il tutto e cambiò per precisi accordi la ragione sociale in “polverificio P. Randi di Randi Roberto”. Già da qualche anno era quanto mai difficile reperire la materia prima se non saltuariamente da aste militari o da qualche eccedenza di altri polverifici o cantieri di scaricamento privati (una legge emanata dal Ministero della Difesa, onorevole Andreotti, aveva vietato, per colpa di qualche furbetto, la cessione a mezzo “asta” ai privati sia di esplosivi sia di munizioni da parte dell’esercito) cosicché non disponendo il polverificio di impianti per la produzione ex-novo di nitrocellulosa e nitroglicerina, l’attività si protrasse tra molte difficoltà. Queste furono pure la causa di discontinuità nella produzione che in certi momenti, anche lunghi, dovette essere integrata e/o diversificata fino al 31 dicembre 1993 data della chiusura definitiva e della riconsegna all’autorità delle varie licenze: fabbricazione, deposito, vendita all’ingrosso, vendita al minuto. L’attività di polverificio chiuse in realtà nel 1983, dopo che dal 1975 era stata affiancata dalla produzione e installazione di antenne televisive. Fu quest’ultima a proseguire da sola fino al 1993, anno di dismissione totale del complesso. Il polverificio della Randite, primo insediamento produttivo della zona, aveva concluso la sua parabola durata 104 anni.
Il polverificio oggi
Il Polverificio Randi si conserva sostanzialmente inalterato dal 1889: è costituito da una serie di piccoli fabbricati isolati tra di loro, ad un solo piano disposti in prossimità di una vecchia casa colonica. Sono realizzati in muratura di mattoni originariamente intonacata, con frontone rialzato sull’ingresso, su cui una grande scritta indica la destinazione funzionale oppure il tipo di polvere conservato all’interno.
Lo stradello di accesso al complesso si conclude in uno spiazzo delimitato a destra dalla casa colonica e chiuso dal lungo prospetto con cornice dentellata del fabbricato denominato Polverificio della Randite, il maggiore insieme al retrostante Polverificio “Pietro Randi Lugo”, dove era sito il locale dell’essiccazione. Entrando dal portone principale, si accede ad un cortile passante sulla cui destra si apre un porticato con tre tozze colonne pseudo - doriche. I fabbricati minori sono destinati alla selezione, spedizione, contenimento e scatola mento del prodotto. SI incontrano poi alcune piccole “edicole”, destinate a deposito di polveri (rispettivamente Randite, Americana, Dubat, KKK, Balistite).
Giuseppe Randi si ammalò e morì il 28 settembre 1954.
Fonti: Roberto Randi, "Pietro Randi la Randite e...", Edit Faenza, 2013
Italo Zannier, "Viaggio nell'archeologia industriale della provincia di Ravenna", Longo Editore Ravenna, 1997
